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Il Patto di famiglia: un flop?

Aggiornamento: 1 nov 2020

Uno strumento nato per agevolare il passaggio dell'azienda familiare


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La linfa vitale dell’economia italiana è costituita dalle imprese familiari; secondo gli ultimi dati a disposizione (XI Osservatorio AUB, Le imprese familiari nel mondo, 25 novembre 2019) i ricavi delle aziende familiari sono cresciuti circa 12 punti in più delle non familiari nell’ultimo decennio e dal 2007 il rapporto di indebitamento si è ridotto di quasi il 40%.


Si è anche ridotta la percentuale di aziende familiari con leadership all’interno della famiglia: questo trend è particolarmente accentuato nelle aziende con fatturato superiore a 50 milioni di euro ma anche nelle altre fasce si registra quello che “in dottrina” è definito come “apertura al vertice verso i non familiari”.


In sostanza la gestione aziendale anche infragenerazionale pare si stia risolvendo secondo delle logiche extrafamiliari: il passaggio del testimone, in termini di governance, è affidato ad un membro esterno della famiglia, mentre questa tiene salda la proprietà dell’azienda.


Una controtendenza rispetto a quella immaginata dal legislatore nel 2006 quando, mettendo mano al codice civile, ha inserito il patto di famiglia per agevolare il passaggio dell’azienda familiare.


Secondo la definizione dell’art. 768 c.c. attraverso questo patto, l'imprenditore trasferisce, in tutto o in parte, l'azienda, e il titolare di partecipazioni societarie trasferisce, in tutto o in parte, le proprie quote, ad uno o più discendenti.

Al patto, che deve essere sottoscritto dal notaio, devono parteciparvi il coniuge e tutti coloro i quali sarebbero legittimari se in quel momento si aprisse la successione del disponente.


Il beneficiario del patto, ossia il discendente dell’imprenditore disponente, ha però l’onere di liquidare gli altri legittimari per la quota che sarebbe loro spettata.


Confenzionato così, il passaggio dell’azienda, è blindato e la riparo da future pretese degli eredi.


I vantaggi sono molteplici; innanzitutto è possibile nominare l’erede che possiede le doti e le attitudini migliori per gestire l’azienda. Inoltre il disponente, pur uscendo dalla scena ufficiale della vita aziendale, di fatto può supportare il nuovo leader anche di fronte a stakeholders, fornitori, lavoratori e tutti gli altri soggetti coinvolti.


Altro vantaggio è l’armonia familiare che il patto genera: non sarà più possibile dopo il patto mettere in discussione la leadership in azienda.


Tuttavia è proprio la difficoltà di raggiungere questa condivisione di intenti alla base dello scarso successo del patto di famiglia. Inoltre vi è anche la difficoltà da parte dell’erede beneficiario nel reperire tutte le risorse economiche per liquidare gli altri eredi.


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