Che cos’è la dichiarazione di successione e a che cosa serve
La burocrazia investe tutte le nostre attività e anche in tema di successioni agli eredi tocca doversi occupare della dichiarazione di successione che ha la finalità di verificare a quanto ammonta l’imposta di successione che si dovrà versare all’Agenzia delle Entrate.
Oltre agli eredi, sono soggetti a questo adempimento i chiamati all’eredità, i legatari o i loro rappresentati legali, gli amministratori dell’eredità, i curatori dell’eredità giacente, gli esecutori testamentari e i trustee.
Pur essendo un atto personale, la legge consente il potere di delega: è possibile dunque affidare questa attività ad un professionista.
Ci sono alcuni casi in cui non è necessario presentare la dichiarazione di successione: se l’asse ereditario ha un valore non superiore a 100 mila euro e se non vi sono beni immobili e diritti reali immobiliari: attenzione, queste due condizioni devono coesistere.
Inoltre se tutti gli aventi diritto rinunciano all’eredità, o al legato, oppure essendo messi nel possesso dei beni, chiedono la nomina di un curatore, è possibile non presentare la dichiarazione.
Al di fuori di questi casi, la dichiarazione deve essere presentata al massimo entro 12 mesi dall’apertura della successione all’Agenzia delle Entrate per via telematica.
Se vi sono degli immobili, come accade nella maggior parte dei casi, è necessario aggiornare i dati catastali prima della presentazione della dichiarazione; mentre la voltura catastale sarà eseguita in automatico al momento della presentazione della dichiarazione.
Se si omette questo obbligo, la legge prevede severe sanzioni: dal 120 al 240 per cento dell’imposta liquidata e se non è dovuta imposta si applica la sanzione amministrativa da 250 a 1000 euro.
Se la dichiarazione è presentata con un ritardo non superiore a trenta giorni si applica la sanzione amministrativa dal 60 al 120 per cento dell’imposta liquidata e se non è dovuta imposta si applica la sanzione amministrativa da 150 a 500 euro.
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